Situato in provincia di Trento sul versante sud-est del Monte Piano, nella parte orientale del gruppo del Calisio, caratterizzato dalla presenza di antiche miniere argentifere, si ipotizza che Fornace debba il proprio nome all’esistenza in loco, secoli or sono, di forni per la fusione dell’argento che si estraeva dalle miniere. La prima citazione documentale del nome è contenuta in un giudizio di Trento datato 845.
Il territorio di Fornace rappresenta un insediamento abitato sin dall’antichità, probabilmente a partire da diversi secoli prima dell’èra cristiana, e certamente in epoca romana. Nelle vicinanze della piccola chiesa di S. Stefano, edificata nell’omonima frazione di Fornace verso il VI-VII secolo e varie volte ristrutturata nel corso del tempo, sono state rinvenute antiche tombe con resti umani e monete riportanti l’effige imperiale di Domiziano, Traiano, Tito e altri imperatori. Fornace fu luogo di una certa rilevanza in epoca longobarda e, successivamente, franca, entrando in seguito in piena sintonia con gli aspetti tipici caratterizzanti la storia delle comunità limitrofe e non solo, a partire dall’istituzione di apposite Carte di Regola per la gestione interna del territorio e delle sue risorse.
A partire dal XIV secolo, un antico complesso di casamenti di servizio raccolti attorno a una torre situata sul dosso principale di Fornace assunse forma castellana dando vita a Castel Roccabruna, dapprima feudo fiduciario e in seguito proprietà dell’omonima famiglia dei Roccabruna, che svolse un ruolo assai importante nel contesto della storia locale. La parte rimanente e non demolita del castello, acquistata dall’Amministrazione Comunale verso metà Ottocento, è oggi sede municipale. Sul territorio sono presenti altri gioielli storici quali il salone nobiliare affrescato di Palazzo Salvadori (1844) e la già citata chiesa di S. Stefano.
Come accaduto per molte altre comunità, anche la storia di Fornace fu toccata da momenti di grande povertà. Uno in particolare, collocabile nella seconda metà del XIX secolo, portò decine e decine di “fornasi” a emigrare all’estero, principalmente verso il Sudamerica (Brasile e Argentina in primis) e verso alcuni paesi europei come il Belgio e la Svizzera.
Il porfido costituisce un tipo particolare di roccia vulcanica appartenente alla cosiddetta “piattaforma porfirica atesina”, enorme complesso di rocce vulcaniche che si estende nella regione Trentino Alto Adige. Queste rocce, estremamente varie e differenziate, sia come composizione chimica che come modalità di formazione, sono conseguenza di un'intensa attività vulcanica, sviluppatasi con eruzioni lineari attraverso numerose fratture, iniziata 260 milioni di anni fa, nel Permiano inferiore, e proseguita per parecchi milioni di anni con un continuo ripetersi di fasi eruttive e fasi di stasi. Fra le varie modalità di deposizione di queste rocce particolare importanza assumono le cosiddette ignimbriti, in quanto sono queste che hanno dato origine al “porfido”.
L’attività estrattiva costituisce un comparto di una certa rilevanza nella provincia di Trento sia sotto il profilo territoriale che sotto il profilo economico, dando un’importante connotazione anche al nostro territorio comunale.
Grazie all’evoluzione delle tecniche di escavazione, al passaggio da metodi di lavorazione di tipo artigianale ad altri di tipo industriale e a una concomitante espansione del mercato, questo settore negli ultimi trent’anni ha evidenziato un progressivo aumento della produzione e dell’occupazione, imponendosi come modello economico locale, in grado di avere forti ripercussioni sulla zona, quali la sostituzione delle tradizionali attività produttive, un freno al fenomeno dell’esodo delle forze lavoro e non, e il rilancio dell’economia dell’intera zona.